Una Lamborghini contro il guardrail
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Internet e conoscenza: un tema che non pare contemplare distinguo. O la Rete è vista come Panacea di tutti i mali, o come cloaca futuristica del genere umano.
Da una parte la palingenesi soluzionista dei Casaleggio, dall’altra la diffidenza snob della gauche caviar. Parafrasando la mano (cioè il pugno) di Mario Brega, Internet può essere piuma o ferro.
I nati nei Novanta la ritengono qualcosa di naturale. Quelli più grandi ci sono dovuti scendere a patti, reagendo spesso con la nostalgia vaga per l’epoca in cui eravamo (forse) giovani e belli. Come se Internet fosse solo un cd e per disinnescarlo bastasse rammentare i bei tempi del vinile.
La Rete agevola la conoscenza, perché rende tutto più facile e più veloce. Sono nato nei Settanta e quando ero adolescente non c’era spazio per strade diverse: o credevi alla tivù, che aveva già allora una forza di leone e ti addormentava come un coglione (cantava Enzo Jannacci); o ti fidavi dei sepolcri non ancora imbiancati delle poche testate di riferimento; o inseguivi una conoscenza “altra” drammaticamente di nicchia.
Pensate se l’informazione fosse rimasta solo quella dei Minzolini e dei Fazio: molto meglio morire da piccoli.
La Rete non dimentica, smaschera ed è in apparenza iperdemocratica. Tutti possono informare e informarsi. Un blog non si nega a nessuno. E la Rete è anche meritocratica, perché alla fine sono i più bravi quelli che emergono: quelli che hanno più accessi, più followers, più “i like”.
Negli anni affollati dei Settanta c’era il mito della controinformazione. Con il web si attua il processo inverso, in una sorta di contrappasso brutale: la controinformazione è tale e capillare che viene (quasi) voglia di rimpiangere l’informazione canonica.
Giocare ai nostalgici, come se fossimo dentro una qualsiasi rotonda sul mare di Red Ronnie, mi annoia. Si può dire, e concordo, che un libro in carta e ossa ha più fascino di un classico compresso asetticamente in un Kindle.
Ma la Rete è anche e soprattutto altro: è conoscenza bulimica, è sapere rapsodico, è wikipedismo congenito. E’ tutto e il suo contrario.
Il web non è preoccupante come mezzo in sé, ma nella depravazione che può generare. Una depravazione che può essere lieve e quasi tenera, per esempio l’esondazione di egocentrismo nei social network (“intellettuali” inclusi); e meno lieve, su tutti la volgarità e le minacce dei commentatori (spesso anonimi).
La Rete è perfetta per regalare i quindici minuti di non-celebrità a insultatori grafomani e troll rosiconi. Come si è soliti sintetizzare, il Web al suo minimo è paragonabile alle pareti dei cessi pubblici: un tizio passa, scrive una sciocchezza e se ne va. Lasciando tracce orgogliosamente e per fortuna impalpabili.
La Rete ha costretto l’informazione a svecchiarsi. Tanti tromboni sono caduti dal piedistallo. E’ stato abbattuto il mito fatuo della intoccabilità e al primo errore vieni impallinato. Ci vuole un fisico bestiale, e un’autostima granitica, per resistere.
Internet è stato un elettroshock per stampa e tivù, che si stavano (e qualcuno si ostina tuttora) adagiando nel sempiterno tirare a campare.
Siamo ancora in una fase di gestazione, limiti e potenzialità reali si potranno valutare appieno tra qualche anno. Al momento Internet è un mare magnum confusamente anarcoide: sempre meglio della calma piatta di quasi tutti i media canonici, ma a lungo andare non è detto che il casino totale à la Izzo affascini più del caos calmo à la Veronesi.
Non piango granché per l’agonia del cartaceo e non rimpiango i “bei tempi” dei monopoli informativi. La stagnazione aveva raggiunto livelli drammatici. Il limite della Rete, casomai, risiede in una sorta di intima sopravvalutazione di chi la usa. Siamo “informati” di più, ma sappiamo di meno. Siamo invasi, più che da notizie, da frammenti di notizie. L’autodivulgazione può essere parente stretta dell’analfabetismo 2.0 e il rischio è quello di non sapere credendo di sapere: di essere schiavi avendo però la percezione virtualmente falsata di essere padroni. Di noi stessi e della conoscenza.
Internet è straordinaria solo se la sai usare. Altrimenti è una Lamborghini lanciata a bomba contro un guardrail.
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